RICORDI DEL FESTIVAL 2015: LA CUCINA DI STRADA Siciliana

Continuiamo a ricordare il ‪Festival del Cibo di Strada‬.
Vi proponiamo le suggestioni del giornalista Davide Buratti che ha moderato con sagacia e sapienza gli Incontri di Gusto durante il Festival.

Sabato 3 ottobre: la cucina di strada Siciliana.
"Addentrarsi nel mondo del cibo di strada siciliano significa fare un percorso gastronomico ricco di storia e di sapori. Anche in Sicilia la cucina si strada è parte del patrimonio culturale. Per Cesena non è una novità. Anzi, ritrovarsi è diventato un piacevole appuntamento. Del resto al festival del Cibo di strada di Cesena Palermo è stata presente (e gettonata) fine dalla prima edizione. Sempre con L'antica Focacceria San Francesco di Palermo, uno dei locali italiani più ricchi di storia, non solo gastronomica. Creata nel 1834 da Salvatore Alaimo è diventata un luogo di culto non solo per il palato, ma anche per la cultura. Essendo punto di riferimento e ritrovo degli artisti, alla fine dell'Ottocento è diventata anche caffè letterario.
La cucina di strada siciliana è stata apprezzata protagonista anche della recente edizione di Saporie, tenutasi a Cesena (2-4 ottobre) in piazza della Libertà. Ancora una volta c'era L'antica Focacceria e Fabio Conticello, erede del fondatore, è stato anche relatore dell'incontro partecipatissimo tenutosi sabato pomeriggio. Assieme a lui c'era Lidia Geraci, autrice del 
pamphlet "Cibo di strada che emozioni".
Entrambi hanno sottolineato che il Cibo di strada siciliano ha definito nei tempi i propri sapori grazie e per merito dell'influenza delle diverse culture che si sono succedute in Sicilia. Un discorso che vale non solo per il cibo di strada, ma per tutta la cucina. Regina dello street food siciliano/palermitano è l'arancina. Entrambi i relatori hanno sottolineato la definizione femminile. Anche se su questo c'è divisione. Nella parte occidentale dell'isola questa specialità è conosciuta come "arancina", mentre in quella  orientale è chiamata "arancino". Chi la indica al femminile parte dal presupposto che il nome derivi  dal frutto dell'arancio, l'arancia appunto, che in lingua italiana è al femminile. Maschile o femminile però poco importa, la cosa è certa è e resterà qualcosa di semplicemente delizioso. Così come sono inarrivabili i canoli che grazie all'aggressivita', dovuta alla frittura, della pasta hanno quell'equilibrio che sembra così difficile da raggiungere vista la dolcezza degli ingredienti del ripieno.
Un altro dei classici della cucina di strada è il pane ca meusa, un panino adatto per chi ama i sapori forti. La milza è la protagonista indiscussa, ma non l'unico ingrediente. È affiancata da molte interiori dell'animale. Sempre in tema di panini c'è quello con le panelle, frittelle di farina di ceci servite in mezzo alle mafalde. Si narra che chi le preparava all'angolo delle strade testasse il grado dell'olio sputandoci. Non si è mai capito fino a che punto la diceria popolare sia attinente alla realtà. Lidia Geraci non lo sa, ma ha garantito che quella diceria non l'ha mai frenata dall'acquistare panini con le panelle agli angoli delle strade "anche se mia madre - ha detto - non era molto d'accordo". Oltre che delle  panelle, la farina di ceci è l'elemento principale (quasi unico) dei cazzilli, rettangoli fritti.
Altro prodotto gastrolibidinoso sono gli sfincioni, pizza alta e soffice condita pomodoro, cipolla, acciughe e caciocavallo.
Nei cibi di strada è inserito anche il polipo. Anche qui si toccano vette altissime. È chiaro che possono essere raggiunte se la materia prima è tenerissima. E Conticello ha confermato che un metodo ancora in voga è quello di sfibrare il polipo sbattendolo ripetutamente contro qualcosa di duro. I pescatori usavano gli scogli. Ora ci sono altri metodi, ma la tradizione è dura a morire, per fortuna."

Davide Buratti